martedì 21 giugno 2016

Un coordinamento internazionale dell'informazione

Oramai sono oltre quindici anni che i social network esistono e proliferano su Internet, molti utenti, inizialmente scettici si sono sono poi aggiunti ed hanno creato un' intensa comunità di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Chi tiene impiedi questi social network sono alcune multinazionali che noi conosciamo bene, multinazionali che alla base del loro profitto hanno l'introito derivato dalla pubblicità inserita da terze parti. 
Google, Facebook, Twitter, per esempio, sono multinazionali prevalentemente disinteressate al carattere dei contenuti degli utenti, ma sono attente al relativo successo delle relative visualizzazioni.  A loro non interessa, ammesso che non vi siano ricorsi sensati, ciò che viene espresso pubblicamente nei contenuti, ma interessa l'introito derivato dagli inserzionisti, che tramite questi contenuti, associano la loro pubblicità a pagamento. Resta di fatto che su queste piattaforme le stesse multinazionali potrebbero giocarsi il ruolo di censori sopra ogni parte e vendersi ad un paese o ad un altro filtrando, in cambio, ogni tipo di informazione che attraversa i loro server. Non esiste alcuno stato al mondo in grado di poter chiudere i rubinetti dell'informazione della rete intervenendo direttamente sul fornitore dei servizi, anche se è possibile intervenire fisicamente sui provider della telefonia seguendo il modello nord coreano, ma sino a che non si instaura malauguratamente una dittatura non possiamo immaginare certi scenari. 
Nel frattempo diverse persone si stanno organizzando e si adoperano continuamente nella condivisione di informazione proveniente da fonti del tutto alternative e completamente al di fuori dal contesto audiovisivo di massa. Queste persone non sono giornalisti, si collocano nella sfera degli appassionati informatori indipendenti assoluti, vale a dire che non necessariamente devono rendere conto a qualcuno. Si assumono le loro responsabilità nel divulgare notizie e stanno imparando pian piano a rispettare una certa deontologia, per esempio: la non diffamazione, la pubblicazione di notizie veritiere e non tendenziose, ma più che altro sono autonomi nell'impaginazione, nella presentazione, nella grafica, senza tralasciare la loro capacità nel realizzare contenuti multimediali. 
Si moltiplicano le pagine sui social network dedicate alle notizie, aumentano i bloggers, ma più che altro si intensifica l'attività creativa che sottolinea i contenuti con svariate trovate, arricchite spesso da apprezzabili effetti speciali di qualità professionale.
Credo che sia giunto il momento di inoltrare la possibilità di aggregarsi in un ipotetico coordinamento internazionale dell'informazione che lavori esclusivamente per il bene dell'umanità, con l'intento di organizzarsi anche per una certa autonomia nel triste caso di un black out generale delle piattaforme tradizionali, ma per questo occorrerà ancora del tempo.

Stefano Terraglia