domenica 6 novembre 2016

Il dissenso senza gli intellettuali borghesi

Il 5 novembre 2015 a Firenze si è tenuta la manifestazione antagonista "NO Renzi" organizzata da svariati movimenti di dissenso schierati per un NO secco al referendum costituzionale del 4 Dicembre prossimo. Pochi giorni prima la questura locale non ha autorizzato il corteo e la manifestazione avrebbe dovuto risolversi in un presidio. I manifestanti hanno forzato il blocco della polizia e da li sono iniziati gli scontri con manganellate, lacrimogeni e qualche ortaggio volato in qua e la. Gran parte dell'opinione pubblica, vittima di un'attenta manipolazione dell'informazione tipica delle mosse di questo governo, ha condannato i manifestanti, appellandoli come facinorosi. Negli anni settanta tutto ciò avrebbe scatenato una rivolta a livello nazionale, sostenuta da quella borghesia intellettuale che relazionava con il mondo dell'informazione ed aveva un peso non indifferente. La capacità di saper giustificare ideologicamente tutto il dissenso delle piazze era una professione vera e propria in mano a giornalisti, scrittori, artisti e e tutti coloro che avevano la possibilità di rendersi ampiamente visibili. All'opinione pubblica non basta l'intervista rilasciata dal coordinatore del comitato per il NO di Siena o di Scandicci o di chissà dove, il loro dissenso anche se espressione collettiva, restituisce anonimato e va a dissolversi nella miriade di opinioni presenti nel mondo dell'informazione. La necessità di relatori che normalmente il mondo borghese dispone è utile per rilanciare quegli ideali politici e filosofici che oggi sfuggono spesso alla base. Non perché la base non disponga di contenuti o risorse umane capaci di relazionarsi, ma perché tali risorse, sono per loro natura, prive di notorietà. 
L'intervento borghese compiacente è estremamente necessario, occorrono pagine e libri, occorre riappropriarsi della cultura al fine di promuovere concetti, letteratura, manifesti programmatici orientati a maturare ideali nei quali venga rilanciato il concetto di lotta quale misura necessaria per la difesa di ogni diritto, ma soprattutto per arginare l'ignoranza che fermenta ciclicamente nella storia dell'uomo. L'azione degli intellettuali borghesi dovrebbe riassumere la decisione collettiva restituendo lo stile appropriato affinché maturi di credibilità letteraria. Tutto questo al fine di una corretta formattazione popolare in quanto siamo più ignoranti di un tempo, quindi l'impegno sarebbe quello di lavorare molto sotto questo aspetto.

Stefano Terraglia