L'impedimento preoccupante di questo paese è l'impossibilità di cambiare lo stato di cose, il muro che qualsiasi idea incontrerà ogni volta. Ogni forza politica, di destra, di sinistra, populista o non populista che si propone o si proporrà per un cambiamento importante, in questo paese, come del resto in tutto il mondo occidentale, non troverà mai una porta aperta. Il vero governo, a quanto pare, non è nella scelta politica dei popoli sovrani, ma nelle roccaforti del sistema mondiale, nell'enorme e inespugnabile cabina di regia che regola il divenire di ogni paese del mondo. Non era così nel passato, i tempi non erano maturi per una concreta amministrazione in tempo reale degli eventi, spesso qualche paese sfuggiva al controllo instaurando un vero e proprio cambiamento, in bene o in male. Oggi è molto difficile, occorrerebbe un insediamento capillare, una rete di opposizione immensa che non potrebbe sfuggire a sua volta al controllo del potere. La tecnologia ha permesso di accelerare i tempi di elaborazione decisionale delle misure di sicurezza con la manipolazione globale dei mezzi di informazione, delle agenzie di rating, delle agenzie di intelligence, degli eserciti. Tutto questo è finanziato dai paesi più industrializzati dove vi è più accesso a capitali e privilegi. Sfondare roccaforti del genere è difficilissimo, paradossalmente potremmo paragonare il tutto al tentativo di sfondare le mura di un castello medievale imponente. Nel mondo moderno le antiche mura e le roccaforti sono rappresentate dall'economia, dal finanziamento, dall'energia e da tutto ciò che occorre per alimentare lo stato di cose presenti. Adesso assistiamo ad un bombardamento senza precedenti verso la scelta politica della maggioranza dei cittadini italiani, verso una scelta democratica, verso una maggioranza scomoda, in quanto punta direttamente a disarticolare la prassi di sistema, le consuetudini obsolete nelle quali ogni privilegio trovava un buon terreno di coltura. Ecco così si spiega l'attuale bombardamento mediatico verso la scelta politica di un popolo sovrano.
Stefano Terraglia