Il linguaggio verbale, le parole che tutti noi pronunciamo quotidianamente in modo automatico, è la forma di comunicazione più evoluta, ma tutti gli esseri viventi- animali e piante compresi - usano dei mezzi di comunicazione con i propri simili. Ma quando e come si è sviluppato il linguaggio e come hanno avuto origine le prime prole, quelle più semplici e legate ai bisogni primari come mamma o acqua, che hanno una radice comune in tutte le lingue del mondo? e quale aree del cervello vengono attivate quando noi parliamo? Lo abbiamo chiesto al Prof. Salvatore Giaquinto, Specialista in Neuropsichiatria e già Professore di Neuropsichiatria a La Sapienza Università di Roma che ci ha spiegato come la comunicazione sia uno strumento indispensabile in natura, che perfino alcune piante secernono sostanze per avvertire le piante vicine dell'arrivo di un "nemico" pronto a mangiarne le foglie, e che la prima forma di comunicazione nell'uomo è la mimica, l'espressione del volto e del corpo - con alcuni correlati vegetativi come il tremore, la pelle d'oca, il sudore... - che manifestano l'emozione o il pensiero... e infatti le prime manifestazioni di comunicazione sono le pitture rupestri come le grotte di Altamura in cui il segno rappresenta il mondo preistorico in cui viveva chi ha disegnato il famoso bisonte. Ma è con lo studio del cranio dell'uomo di Neardethal che si capisce come già milioni di anni fa la comunicazione fosse verbale - era dotato di osso ioide e altri apparati necessari all'espressione verbale - anche se chiaramente la capacità di articolare parole era minima e quindi i primi suoni erano legati ai gesti primitivi - il succhiare il latte del bambino che attiva il suono labiale e trasforma il suo "mmm" in mamma o il rumore dell'acqua che scorre che traduce in parola - vel, water... - una necessità di comunicare. E se il linguaggio si sviluppa nei secoli di pari passo con lo sviluppo del cervello dell'uomo, cosa succede ancora oggi nel nostro cervello quando ascoltiamo una parola? Il Professore ce lo spiega attraverso una sua ricerca pubblicata dalla rivista dell'Università di Harvard che dimostra quali aree del cervello vengano attivate, quanto diversa sia la risposta fra uomo e donna e addirittura fra mancini e destrimani. Un mondo misterioso e affascinante quindi che ci fa tornare indietro nel tempo per scoprire come abbia avuto origine quel fenomeno che oggi diamo per scontato ma che è stata una grande conquista dell'evoluzione umana.