Quanto dura il THC, il principio attivo della cannabis, all'interno della nostra saliva? Questa domanda sta generando un acceso dibattito, soprattutto in seguito all'approvazione e all'entrata in vigore della recente riforma del Codice della Strada. Con le nuove disposizioni, i test salivari diventano strumenti essenziali nelle mani di Polizia e Carabinieri per verificare la presenza di sostanze stupefacenti nei conducenti. In caso di positività, scatteranno le sanzioni previste dalla normativa. Ma perché questo strumento è così rilevante? Prima di analizzarne l'importanza, è utile ripercorrere cosa è cambiato sul piano normativo.
La riforma del Codice della Strada ha introdotto un giro di vite in materia di sicurezza stradale, in particolare per quanto riguarda la guida sotto l'effetto di sostanze psicoattive. Il test salivare si inserisce in questo contesto come metodo rapido e non invasivo per accertare il consumo di droghe. Tuttavia, è emerso un dettaglio importante: il "cut off" o soglia di rilevazione del THC, varia tra i test in dotazione alla Polizia e quelli utilizzati dai Carabinieri. Questa differenza può influenzare l'esito del test e, di conseguenza, le sanzioni applicabili.
Le autorità hanno giustificato questa differenza sottolineando che i protocolli di utilizzo e le finalità specifiche dei test possono variare tra i due corpi. Tuttavia, resta aperto il dibattito su come garantire una maggiore armonizzazione tra le procedure per evitare discrepanze nei risultati e nelle conseguenze legali per i cittadini.