L'italia uscì disfatta dalla seconda guerra mondiale, i partigiani e gli anglo americani liberarono l'Italia, cadde la monarchia e nacque l'Italia repubblicana. Chapeau a chi ha combattuto. Finita la guerra, seppur ancora in povertà, ma chiaramente in sicurezza, la gente iniziò a partorire figli, che durante la ricostruzione crebbero un po' tra le macerie e un po' tra i cantieri. I loro padri negli anni 50 erano ancora in piazza a combattere per i diritti sul lavoro e a disarticolare i rimanenti stralli che ancoravano lo stato sociale al vecchio regime. Arrivarono gli anni sessanta, ripulite le macerie e lottizzati i terreni agricoli, iniziò lo tsunami del cemento. Palazzoni, automobili e lavoro per tutti. I ragazzi nati nel dopoguerra erano diventati tutti giovanotti, figli di uno stato sociale solido, con le loro scuole, le loro fabbriche, la loro Lambretta. I loro padri con la 500, la 600, l'850 ed il borghese con la 1100. Classificati, tutti. Poi arrivò il 68, esplose la contestazione, generata dall'onda nata sulle spiagge del benessere (California) e non certo dalla fabbriche...scontri tra manifestanti e poliziotti, tra ricchi e poveri insomma. Dal cazzeggiamento borghese, successivamente, arrivarono anche gli anni di piombo, dove un manipolo di illusi, uccidendo degli innocenti senza alcun potere esecutivo, volevano fare la lotta per il comunismo, cagati zero persino dall'Unione Sovietica. Poi arrivarono gli anni 80, il culmine, la Milano da bere, il socialismo Craxiano, l'arrivismo, poi gli anni novanta con Berlusconi....insomma i giorni di oggi. Morale della favola? Noi siamo quella generazione, che per la prima volta dal dopo guerra stiamo peggio dei nostri padri e i nostri figli staranno ancora peggio. Possiamo salvarli? Io dico di si! Iniziamo a fare l'opposto di ciò che è stato sino ad oggi, bisogna cambiare tutto!
Stefano Terraglia