martedì 5 marzo 2019

Cuore artificiale Wireless

Per i pazienti in attesa di un trapianto di cuore a causa di uno scompenso cardiaco avanzato il cuore artificiale (VAD) costituisce una straordinaria opportunità (una opzione bridge al trapianto viene definita) e può essere utilizzato anche da pazienti che sia pure in fase di scompenso grave non possono per varie ragioni accedere al trapianto. Fino ad oggi l'impianto di una turbina che viene posizionata solitamente nel ventricolo sinistro (ma può essere posizionato anche nel ventricolo destro o possono essere impiantati anche due VAD in caso di scompenso avanzato) si componeva di una parte da posizionare nel cuore e di un filo che attraverso il torace scendeva in addome da cui fuoriusciva un piccolo cavo da collegare alle batterie esterne per dare energia elettrica al cuore artificiale. Ma grazie all'evoluzione tecnologica oggi è stato possibile impiantare il primo cuore artificiale wireless che si avvale di una particolare batteria interna al torace - una sorta di bobina posizionata a livello del polmone destro - che si ricarica con un sistema wireless di tipo elettromagnetico (simile al principio di una risonanza magnetica) grazie ad una cintura che il paziente indossa fino alla ricarica, Da quel momento la batteria ha una autonomia di circa 8 ore. Non dover avere il cavo che fuoriesce dll'addome non solo permette una maggiore autonomia al paziente (può nuotare, fare il bagno e la doccia) ma soprattutto consente di non avere il cavo che fuoriesce dall'addome creando una discontinuità cutanea, foro che poteva essere un fattore di rischio per le infezioni, primo ostacolo all'utilizzo del cuore artificiale. Il primo cuore artificiale è stato impiantato a dicembre in Kazakistan e risultati della sperimentazione clinica appena pubblicati sulla rivista americana “Journal of Heart and Lung Transplantation”. All'intervento ha partecipato anche il Prof. Massimo Massetti, Direttore Area Cardiologica Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e Ordinario di Cardiochirurgia all’Università Cattolica che ci ha spiegato l'intervento  (Medicina e Informazione)