Il brano "Dove Sei", noto anche come il Valzer della Memoria, composto da Stefano Terraglia e interpretato dalla cantante virtuale Alina Lysor, non è una semplice esecuzione musicale, ma un’analisi emotiva complessa e strutturata della perdita. La performance di Alina conferisce a questa composizione una dimensione quasi eterea, amplificando il senso di distanza e l'intimità del lutto che essa esplora. Ci troviamo di fronte a un inno potente dedicato alla persistenza del ricordo, un tentativo lirico di afferrare la trama invisibile che continua a legare chi resta a chi è andato.
Il cuore narrativo del pezzo risiede nell'uso magistrale del valzer. Questa scelta ritmica non è puramente estetica, ma funge da dispositivo strutturale che incarna la natura stessa della memoria. Il ritmo ternario, intrinsecamente circolare e ripetitivo, simboleggia il ciclo incessante del ricordo, la rotazione perpetua del dolore che si trasforma in conforto. È un moto malinconico, una danza che, per sua stessa definizione, è destinata a ripetersi, proprio come i momenti cruciali della vita di una persona cara continuano a ripresentarsi nella mente.
Questo ciclo di ricordo enfatizza l'isolamento della protagonista. Il testo descrive l'atto di "ballare da sola", un'immagine lirica di solitudine profonda che si staglia contro un mondo esterno che è descritto come sbiadito, privo di luce e di gente. Il vuoto fisico attorno alla protagonista non è un’assenza di vita, ma piuttosto il suo annullamento percettivo: tutto scompare e perde di significato di fronte alla vivida, quasi tangibile, presenza interiore della persona amata.
L'analisi lirica rivela un contrasto emotivo netto tra la chiarezza del ricordo e il vuoto sensoriale che ne consegue. Da un lato, abbiamo la nitidezza del passato, rappresentata dall'immagine potentissima dei "tuoi occhi bellissimi blù", un dettaglio cromatico che squarcia il velo del tempo e dell'assenza. Dall'altro lato, si percepisce l'assenza fisica, il vuoto tangibile che manca al corpo: la mancanza del "profumo di te".
Un'altra immagine chiave che definisce l'intimità del dolore è la descrizione della "polvere qua" che gira lenta. Questa polvere è il simbolo dell'immobilità emotiva e temporale in cui è immersa la protagonista. Mentre il mondo esterno forse progredisce, lei è intrappolata in un limbo dove l'unica azione significativa è la lenta, quasi immobile, caduta della polvere. "Dove Sei" si consolida così come un'esplorazione sentita e profonda, dove il lutto non è solo dolore, ma anche la trasformazione di quel dolore in una forma eterna e ciclica di connessione attraverso la memoria.