venerdì 29 maggio 2020

Riflessione di un'infermiera ai tempi del Covid-19

Vorrei iniziare con il dire che queste mie righe non sono certo scritte per dare un messaggio distorto da quello che invece vorrei condividere. Lo condivido con tutti, ma in particolare modo con i miei colleghi e con gli operatori sanitari in generale, di qualsiasi professione e categoria. Il riferimento alla facile distorsione del messaggio, sta nel fatto che queste righe non vogliono comunicare un sentimento da martire, ma da professionista, che in questa seconda fase si trova ad elaborare alcune riflessioni. 
La riapertura, ha reso tutti felici di poter ricominciare, anche se in modo diverso e con comportamenti all 'interno del nostro vissuto quotidiano, in una modalità mai sperimentata fino ad oggi. Credo che per ognuno di noi, la sensazione di libertà in parte recuperata, sia stata quasi quella di una riconquista. Abbiamo assistito alla riapertura di tutte quelle serrande che in un momento tragico per il nostro paese avevamo visto abbassarsi e nel frattempo che esse si chiudevano, si apriva in noi, il senso di angoscia, di preoccupazione e per troppi anche il dolore di una perdita. Siamo tornati per strada, nei negozi, nei locali , chi con il rispetto delle regole e chi con la totale incoscienza, segno spesso di altrettanta totale ignoranza. Nonostante la difficoltà economica, con molti sacrifici, ognuno cercherà di ripartire e proverà a fare comunque qualche progetto, sulla base delle proprie possibilità...però potrà tentare. 
Negli ospedali invece, per il momento, pur con il calo dei pazienti positivi, dei posti occupati in rianimazione, e dei decessi, il rischio personale per noi operatori sanitari rimarrà il medesimo fino a che non si troverà una risoluzione definitiva. Questo comporta una notevole limitazione su tutto, anche a fissare una semplice pizza per il prossimo giorno libero, perché basta un contatto con un paziente che si positivizza nel corso della degenza il giorno prima della prenotazione in pizzeria. Alcune volte i pazienti risultano negativi al tampone d'ingresso, perché il loro contatto con un soggetto positivo è avvenuto quando ancora la presenza del virus non era rilevabile, quindi in un comune reparto di degenza o di diagnostica per immagini, o per chi trasporta i malati e per tutti gli operatori comunque coinvolti, questo può costringere a una immediata " quarantena" con sorveglianza sanitaria, con allegata la sfilza di controlli del caso. Quindi se non puoi fissare l'estetista, il parrucchiere, o la citata pizza nemmeno per il giorno dopo, figurarsi progettare due tre giorni di vacanza tra un mese. Ti ritrovi difronte al fatto che l'unica cosa certa è il lavoro che se anche non è poco, lo stress e il disagio all'interno delle nostre vite e delle nostre famiglie è altissimo. 
Siamo consapevoli di tutto questo da sempre, abbiamo fatto una scelta e abbiamo messo in conto tutto, terremoti, guerre, eventi eclatanti come questa pandemia. Ce la faremo sicuramente a superarla ma siamo esseri umani e come tutti, siamo semplicemente stanchi. Pertanto ci aspettiamo almeno un pò di rispetto, fateci lavorare in sicurezza, smettetela di prenderci in giro con bonus che al massimo ci offrono quella pizza che non possiamo nemmeno prenotare, con promesse fatte e non mantenute, con gli applausi e acclamazioni...nemmeno le pacche sulle spalle vogliamo, tanto siamo abituati ai calci nel sedere. Ma anche i calci nel sedere ora incominciano a farci male, e qui mi rivolgo solo ai miei colleghi, è arrivato il momento, insieme, uniti, pur continuando a fare quello in cui crediamo, di rivendicare con forza quello che ci spetta nel rispetto della nostra professione, anche se in collaborazione, ma distinta contrattualmente. Inoltre dobbiamo essere ferrei sul fatto che non venga permesso a nessuno di insegnarci a fare gli infermieri perché solo un infermiere lo può e lo sa fare.

Alessandra Lombardi 
(Infermiera)