sabato 30 luglio 2016

La RAI di partito

Una cosa inaudita sta accadendo in RAI, i direttori delle testate giornalistiche delle tre reti principali saranno sostituiti. Chiaramente la mossa messa in atto per volontà del governo in carica rappresenta un vero e proprio colpo di mano, una palese e sfacciata mossa in barba ai principi democratici tanto esultati dal nostro Premier anche durante i suoi interventi ai comitati per il SI al referendum. Mi chiedo cosa sia rimasto della democrazia, fino a che punto i cittadini si protrarranno nel "non capire" che in realtà tutto si sta progressivamente allontanando dai principi democratici sui quali dovrebbe basarsi il nostro ordinamento politico. Un partito che ha criticato, a suo tempo Silvio Berlusconi, per aver orientato le sue reti televisive a sostegno delle politiche di centro destra, fa la stessa cosa, se non peggio, utilizzando il servizio pubblico. La RAI è finanziata con l'imposta sul canone e con altri introiti commerciali, un vero e proprio tsunami di quattrini che entra nelle loro casse, prelevato forzatamente dalle tasche dei contribuenti di tutte le correnti politiche. Una mossa che dovrebbe spingere i partiti dell'opposizione verso una battaglia durissima da esportare il più possibile, affinché i cittadini si rendano conto che con questo provvedimento la democrazia è veramente in pericolo. Così, fra poco tempo, i telegiornali delle tre reti televisive pubbliche si prepareranno ad orientarsi in maniera vergognosa a sostegno del SI al referendum di ottobre, conquistando come al solito, il consenso dell'ignoranza. Il mio invito è quello di guardare meno telegiornali e cercare più informazione alternativa attraverso la rete, ma c'è ancora una fetta di popolazione in questo paese che non sa ancora accendere un computer, quella fetta di elettorato che pensa di avere già dato, ma che in realtà sottrae speranze al futuro dei loro figli.

Stefano Terraglia